sabato 14 marzo 2009

Sarà la nostra fine? - Amazzonia Brasiliana
















Avevamo appena terminato il primo ad Altamira,in Amazzonia. I vari Popoli Indigeni presenti con le loro delegazioni ebbero la possibilità di discutere tra di loro e presentare le loro richieste alle autorità brasiliane ed alla popolazione non indigena. Mi fece impressione il loro modo di comunicare tra di loro pur non utilizzando la stessa lingua. Lo fecero con canti, danze e rappresentazioni. I loro gesti erano carichi di sentimenti e le loro danze ( che per loro equivalgono a ritualità sacra) trasmettevano quello che pensavano e che volevano dire. Sopratutto gli sciamani erano coloro che parlavano in nome delle rispettive delegazioni e decidevano quello che si doveva dire ai non Indios. Eccone un esempio. (Padre Angelo).

L’ APOCALISSE DELLE POPOLAZIONI INDIGENE DELL’ AMAZZONIA

“ Quando anticamente gli abitanti della foresta impazzirono e cominciarono a distruggere gli alberi e ad uccidere gli animali senza necessità, TUPÃ , Il Grande Spirito dal quale viene la vita, si adirò e decise di sterminare i pazzi umani prima che essi distruggessero l’ universo. TUPÃ diede ordine ai fiumi perché si gonfiassero e trasbordassero. E l’acqua cominciò a salire, più alta delle inondazioni di ogni anno all’epoca delle grandi acque. Tutto venne sommerso e pochi animali riuscirono a salvarsi in cima agli alberi. Così fu anche degli uomini, prima impazziti nel distruggere e poi impazziti dal terrore della morte.

Ma TUPÃ pensò che si potevano ancora riparare i danni e fece in modo che le acque voltassero nel letto dei fiumi e riapparisse la terra asciutta.

Ai pochi sopravvissuti, ormai pentiti della loro pazzia, TUPÃ disse: “ Se in futuro ricomincerete a distruggere e ad agire come pazzi, non soltanto farò crescere l’acqua, ma vi punirò anche con il fuoco. Quando acqua e fuoco si uniranno contro di voi, sarà la vostra fine per sempre”.

Con questo racconto mitico, Jaraqui Tuyã Kaunk, il grande pajè (= sciamano) della nazione indigena amazzonica ARARA, che vive lungo le sponde del fiume Iriri, nella regione del fiume Xingu, in Amazzonia, celebrava la festa degli Indios riuniti in Altamira dal 20 al 25 Febbraio scorso, in occasione del I° Incontro degli Indios di tutto il Brasile e di altri aborigeni di varie parti del mondo.

Al suono dei flauti sacri, la danza rituale terminò attorno ai fuochi dell’accampamento, con l’aspersione di acqua attinta nell’ igarapè (= ruscello) vicino: acqua usata per bere, per preparare il cibo e per il bagno quotidiano.

Acqua e fuoco insieme: è ciò che sta terrorizzando gli Indios della regione del fiume Xingu e di gran parte dell’Amazzonia Brasiliana. I grandi incendi della foresta disboscata e la devastazione di questi ultimi anni non solo hanno coperto di fumo e di ceneri gran parte del Brasile, ma hanno spinto sempre più verso l’interno i pochi Indios sopravvissuti a quasi 500 anni di massacri e di violenze.

Assieme al fuoco avanzano le leve sempre più numerose di coloni e di “senza terra” alla ricerca di un appezzamento di foresta da abbattere e da cui trarre cibo e lavoro. Coloni spinti sempre più avanti da una pazza politica di occupazione e di sfruttamento incontrollato della foresta amazzonica.

Per di più, i grandi progetti realizzati o pianificati per produrre energia idroelettrica mediante la costruzione di faraoniche dighe e la susseguente formazione di enormi laghi artificiali, provocano non solo meraviglia, ma un autentico terrore nelle popolazioni indigene.

Per l’anno 2010 sono previste decine e decine di altre dighe che inonderanno più del 5% dell’Amazzonia Brasiliana. Il 5% sembra poca cosa: ma se si tiene conto della vastità della regione amazzonica, arriviamo alla bazzecola di più di 250.000 chilometri quadrati. All’ incirca la superficie dell’intera Germania Federale.

Acqua e fuoco insieme: sarà arrivata la fine della storia dell’umanità sulla terra?

Questa la grande domanda che gli Indios riuniti ad Altamira si sono chiesti. E per la prima volta, insieme hanno deciso di opporsi a questa nuova pazzia dell’ Uomo Bianco. Se sarà la fine, per lo meno gli Indios non si riterranno complici di questo disastro universale. TUPÃ non potrà essere arrabbiato con loro, e chissà che permetta la sopravvivenza dei Popoli Indigeni i quali hanno giurato di ricomporre quello che è già stato distrutto per poter ricominciare a vivere quando sarà il momento giusto.

Nel confronto con il mondo dei “civilizzati”, i “selvaggi” della foresta amazzonica hanno dimostrato chi essi siano in realtà: gli unici non impazziti in questo caos mondiale dove la scala dei valori è stata messa sottosopra, cominciando dal valore della vita e della libertà, dal valore della convivenza armoniosa tra Uomo e Natura, tra Uomini e Cosmo.

Chi sono allora i veri “selvaggi” di oggi? Con certezza non gli Indios: essi sono gli abitanti della selva naturale e non di una selva artificiale costruita in nome del “progresso e dello sviluppo” a tutti i costi.

Altamira, Febbraio 1989: un momento storico e decisivo per le Popolazioni Indigene e per gli altri abitanti tradizionali dell’Amazzonia.

È ora di farla finita con distruzioni e con violentazioni dei diritti umani e dei diritti dell’ambiente naturale.

Se il prezzo di questo “progresso e sviluppo” è quello che viene presentato dagli interessi del Governo Brasiliano e di altri Governi stranieri, è meglio farne a meno: così hanno dichiarato i “saggi” della natura amazzonica.

Jaraqui Tuyã Kaunk terminò la cerimonia con una invocazione al Grande Spirito TUPÃ :

“ O TU che determini il caldo ed il freddo, il sole che riscalda e la pioggia che vivifica e rinfresca, orienta il nostro agire affichè l’acqua non spenga il fuoco ed il fuoco non distrugga la foresta che genera l’acqua della pioggia. Aiutaci a non uccidere la purezza dei nostri fiumi, a non denudare la Terra Madre, perché senza di essa non potremo continuare a vivere, e con noi tutti gli animali della foresta. Fai in modo che non diveniamo pazzi, né per interesse, né per il terrore della fine della nostra storia”.

Altamira ( Stato del Parà – Brasile ) 28 Febbraio 1989.

( Redazione del Padre Angelo Pansa ).

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